lunedì 9 novembre 2015
giovedì 29 ottobre 2015
sabato 24 ottobre 2015
KATA
KATA
Il termine giapponese Kata significa "forma, modello".
Nel karatedo i Kata rappresentano combattimenti stilizzati.
Costituiti da un insieme preordinato di tecniche di difesa e contrattacco, il loro studio approfondito consente di acquisire la padronanza dei movimenti e del significato della pratica.
Nel karatedo i Kata rappresentano combattimenti stilizzati.
Costituiti da un insieme preordinato di tecniche di difesa e contrattacco, il loro studio approfondito consente di acquisire la padronanza dei movimenti e del significato della pratica.
Nota informativa
Il termine giapponese Kata significa "forma, modello".
Nel karatedo i kata consistono in sequenze preordinate di tecniche di difesa e contrattacco e rappresentano combattimenti stilizzati; il loro studio approfondito consente di acquisire la padronanza dei movimenti e del significato della pratica; i katacostituiscono quindi, senza ombra di dubbio, il patrimonio del karatedo. Spesso di origini molto antiche (per questo la loro esecuzione è come un viaggio a ritroso nel tempo), i kata del karatedo vengono eseguiti sia da soli che in gruppo. Passando dai più (apparentemente) semplici a quelli più elaborati, i kata fondamentali praticati dalla scuola Mokurenshinkai sono 16:
Taikyoku-shodan, Heian-shodan, Heian-nidan, Heian-sandan, Heian-yodan, Heian-godan, Bassai-dai, Kanku-dai, Tekki-shodan, Tekki-nidan, Tekki-sandan, Jutte, Hangetzu, Jion, Enpi, Gankaku.
A questi viene affiancato ora anche lo studio di altri kata (quali ad es.: Bassai-sho, Kanku-sho, Meikyo), ricordando comunque sempre l'insegnamento di Egami sensei secondo il quale non è tanto il numero dei kata conosciuti, quanto la loro perfetta esecuzione, che fa di un karateka un buon karateka.
Nelle foto:
1) - 2) Heian yodan
3) Jutte.
Nel karatedo i kata consistono in sequenze preordinate di tecniche di difesa e contrattacco e rappresentano combattimenti stilizzati; il loro studio approfondito consente di acquisire la padronanza dei movimenti e del significato della pratica; i katacostituiscono quindi, senza ombra di dubbio, il patrimonio del karatedo. Spesso di origini molto antiche (per questo la loro esecuzione è come un viaggio a ritroso nel tempo), i kata del karatedo vengono eseguiti sia da soli che in gruppo. Passando dai più (apparentemente) semplici a quelli più elaborati, i kata fondamentali praticati dalla scuola Mokurenshinkai sono 16:
Taikyoku-shodan, Heian-shodan, Heian-nidan, Heian-sandan, Heian-yodan, Heian-godan, Bassai-dai, Kanku-dai, Tekki-shodan, Tekki-nidan, Tekki-sandan, Jutte, Hangetzu, Jion, Enpi, Gankaku.
A questi viene affiancato ora anche lo studio di altri kata (quali ad es.: Bassai-sho, Kanku-sho, Meikyo), ricordando comunque sempre l'insegnamento di Egami sensei secondo il quale non è tanto il numero dei kata conosciuti, quanto la loro perfetta esecuzione, che fa di un karateka un buon karateka.
Nelle foto:
1) - 2) Heian yodan
3) Jutte.
martedì 20 ottobre 2015
IL KUMITE
IL KUMITE
Il Kumite è la pratica del combattimento.
Nota informativa
Il Kumite è lo studio del combattimento mediante esercizi da effettuare con uno o più partner.
Nel kumite ricerchiamo il massimo livello di efficacia e di abilità che la nostra mente e il nostro corpo (in completa unione) sono in grado di esprimere nei confronti di uno o più partner con i quali occorre entrare in armonia.
Il karatedo, nella concezione seguita dalla scuola Mokurenshin-kai, non è finalizzato alla competizione; inoltre il jiugumite (cosiddetto combattimento libero) non viene praticato.
Lo sviluppo della ricerca e la pratica avvengono attraverso yakusokugumite, esercizio di studio su uno o più attacchi determinati. Non sussiste possibilità di pratica seria se manca il necessario atteggiamento mentale in chi porta l’attacco, perchè ogni pratica deve sempre tendere alla ricerca diirimi (anticipare in entrata l'attacco). In più c’è il fatto che occorre studiare, da parte di uke (cioè chi riceve l'attacco), l’applicazione delle tecniche di parata e di contrattacco e, ai livelli più avanzati, di contrattacco diretto senza parata. E’ essenziale applicare zanshin (concentrazione continua) fin dal momento in cui ci si troverà di fronte al partner. Siauke sia tori (colui che porta l'attacco) dovranno esercitare il rilassamento, la massima concentrazione, e muoversi insieme. Dovranno cercare, soprattutto uke, di adottare il medesimo respiro, il medesimo tempo del partner.
La corretta esecuzione della difesa presuppone un corretto attacco: non può esserci difesa se non c’è attacco.
L’attacco quindi dovrà essere sincero.
E questo sia per l’esecuzione lenta che per l'esecuzione a velocità naturale.
Nel kumite ricerchiamo il massimo livello di efficacia e di abilità che la nostra mente e il nostro corpo (in completa unione) sono in grado di esprimere nei confronti di uno o più partner con i quali occorre entrare in armonia.
Il karatedo, nella concezione seguita dalla scuola Mokurenshin-kai, non è finalizzato alla competizione; inoltre il jiugumite (cosiddetto combattimento libero) non viene praticato.
Lo sviluppo della ricerca e la pratica avvengono attraverso yakusokugumite, esercizio di studio su uno o più attacchi determinati. Non sussiste possibilità di pratica seria se manca il necessario atteggiamento mentale in chi porta l’attacco, perchè ogni pratica deve sempre tendere alla ricerca diirimi (anticipare in entrata l'attacco). In più c’è il fatto che occorre studiare, da parte di uke (cioè chi riceve l'attacco), l’applicazione delle tecniche di parata e di contrattacco e, ai livelli più avanzati, di contrattacco diretto senza parata. E’ essenziale applicare zanshin (concentrazione continua) fin dal momento in cui ci si troverà di fronte al partner. Siauke sia tori (colui che porta l'attacco) dovranno esercitare il rilassamento, la massima concentrazione, e muoversi insieme. Dovranno cercare, soprattutto uke, di adottare il medesimo respiro, il medesimo tempo del partner.
La corretta esecuzione della difesa presuppone un corretto attacco: non può esserci difesa se non c’è attacco.
L’attacco quindi dovrà essere sincero.
E questo sia per l’esecuzione lenta che per l'esecuzione a velocità naturale.
KIHON
KIHON
Il termine si riferisce allo studio ed all’esercizio di tecniche isolate o sequenze semplici di tecniche di base, come parate di braccia e attacchi di mano o di calcio.
Nota informativa
Nel karatedo il corpo deve essere completamente disponibile, mai bloccato, e passare da una posizione all’altra, da una tecnica all’altra senza soluzione di continuità. Da un corpo completamente disponibile e da un movimento fluido e preciso nascono l’efficacia e la potenza delle tecniche. Per poter comprendere questo, occorre uno studio approfondito delle varie posizioni e tecniche di base. Tutte le posizioni e tecniche contenute neikata andranno attentamente studiate. Solo lo studio approfondito delle posizioni e delle tecniche di base può consentire di sviluppare la padronanza del movimento e di acquisire quella fluidità necessaria a passare da una posizione all’altra senza perdere efficacia e potenza.
La tecnica che maggiormente viene utilizzata per lo studio dei principi fondamentali del karatedo è la tecnica di pugno oi-zuki. Questa tecnica viene eseguita muovendo braccio e gamba dello stesso lato. Caratteristica del nostro metodo è la chiusura del pugno in ippon nakadakaken.
Nelle foto:
migi chudan-oi-tzuki in zenkutsu-dachi;
migi chudan-uchi-uke in kokutsu-dachi;
hidari ushirogeri.
Nelle foto:
migi chudan-oi-tzuki in zenkutsu-dachi;
migi chudan-uchi-uke in kokutsu-dachi;
hidari ushirogeri.
venerdì 16 ottobre 2015
TAISO
TAISO
La parola Taiso identifica la prima fase del keiko.
Nota informativa
Tradizionalmente una lezione di karatedo (keiko) si sviluppa attraverso fasi fra loro collegate: taiso, kihon, kumite e kata.
Taiso, che potrebbe a prima vista essere confuso con una semplice “fase di riscaldamento muscolare” (in quanto è molto di più e di diverso), necessita del massimo impegno fisico e mentale in quanto la sua corretta esecuzione è fondamentale per acquisire la padronanza del rilassamento. Infatti, senza una buona padronanza del rilassamento è impossibile acquisire la padronanza delle tecniche. E quando non si è padroni delle tecniche queste risultano inefficaci, se non addirittura controproducenti.
Un buon taiso dovrebbe durare almeno 45 minuti; nella sua esecuzione sono fondamentali la ricerca del ritmo e dell’armonia fra movimento e respirazione. Inoltre occorrerà acquisire la capacità di concentrarsi sul ritmo di esecuzione imposto da chi dirige in quel momento il taiso, in modo da eseguire l’esercizio contemporaneamente. Si dovrà cercare di inspirare profondamente dalle narici ed espirare dalla bocca.
Il sensei è indispensabile per controllare la precisa e corretta esecuzione degli esercizi.
Molto utile è il taiso con un partner.
Taiso, che potrebbe a prima vista essere confuso con una semplice “fase di riscaldamento muscolare” (in quanto è molto di più e di diverso), necessita del massimo impegno fisico e mentale in quanto la sua corretta esecuzione è fondamentale per acquisire la padronanza del rilassamento. Infatti, senza una buona padronanza del rilassamento è impossibile acquisire la padronanza delle tecniche. E quando non si è padroni delle tecniche queste risultano inefficaci, se non addirittura controproducenti.
Un buon taiso dovrebbe durare almeno 45 minuti; nella sua esecuzione sono fondamentali la ricerca del ritmo e dell’armonia fra movimento e respirazione. Inoltre occorrerà acquisire la capacità di concentrarsi sul ritmo di esecuzione imposto da chi dirige in quel momento il taiso, in modo da eseguire l’esercizio contemporaneamente. Si dovrà cercare di inspirare profondamente dalle narici ed espirare dalla bocca.
Il sensei è indispensabile per controllare la precisa e corretta esecuzione degli esercizi.
Molto utile è il taiso con un partner.
il significato del nome - Mokuren-shin-kai
Il termine Mokuren-shin-kai significa "gruppo dello spirito della magnolia" e identifica il gruppo di praticanti riunito sotto la guida del maestro Bondi. Praticante di karatedo dal 1968, il maestro Bondi è insegnante riconosciuto in ambito europeo. 5° dan di karatedo, il livello massimo previsto dal metodo da egli praticato e insegnato, è responsabile della scuola Mokurenshinkai e componente dello Shihan-kai della K.I.S.A. (KARATEDO – International Shotokai Association), nonché componente del gruppo di maestri del Murakami-kai, l'insieme dei praticanti europei - di tutte le varie organizzazioni - che si richiamano agli insegnamenti del compianto maestro Murakami.
Claudio Bondi e la scuola Mokuren-shin-kai
Il M° Claudio Bondi da oltre quarantacinque anni pratica il Karatedo secondo il metodo divulgato dai Sensei Funakoshi, Egami e Murakami. Questo metodo, seppure in maniera impropria, è anche noto come stile Shotokai. Seguendo i canoni del metodo, nella scuola Mokuren-shin-kai viene praticato il Karatedo come disciplina attraverso il combattimento e, in quest’ottica, viene ricercata l’armonia (mentale e fisica, individuale e in rapporto con gli altri) attraverso metodiche non finalizzate alla competizione agonistica; secondo i principi seguiti dalla scuola Mokuren-shin-kai, infatti, il Karatedo è una ricerca per la vita.
E questa ricerca è volta a perseguire heiho, la via del guerriero, non come metodo di guerra, bensì come "metodo della pace".
E questa ricerca è volta a perseguire heiho, la via del guerriero, non come metodo di guerra, bensì come "metodo della pace".
Secondo l'insegnamento di Egami sensei, la via del karate propone un tema di ricerca: come vivere la nostra vita, che è solo un istante rispetto all'eternità. Heiho, metodo della pace, fa parte della tradizione giapponese e consiste in un metodo per far vivere gli uomini, e non per uccidere. E' quindi elevando la qualità del karate in heiho che esso potrà diventare un vero karate-do.
E in questa ricerca il cammino dovrebbe portare ad andare oltre l'arte marziale.
Nella foto: mokuso.
E in questa ricerca il cammino dovrebbe portare ad andare oltre l'arte marziale.
Nella foto: mokuso.
La scuola Mokuren-shin-kai
Il karatedo praticato dalla scuola Mokurenshin-kai si richiama al metodo divulgato dai Maestri Funakoshi, Egami e Murakami dello Shotokai.
"Nel Karate non si può raggiungere lo spirito senza passare attraverso il corpo, vincere l'avversario senza vincere se stessi (...) L'avversario cercherà di rompere la nostra armonia. Un solo istante passerà tra la sua decisione e il suo movimento. In quell'intervallo di tempo, per minimo che sia, noi agiremo."
Tetsuji Murakam
"Nel Karate non si può raggiungere lo spirito senza passare attraverso il corpo, vincere l'avversario senza vincere se stessi (...) L'avversario cercherà di rompere la nostra armonia. Un solo istante passerà tra la sua decisione e il suo movimento. In quell'intervallo di tempo, per minimo che sia, noi agiremo."
Tetsuji Murakam
venerdì 9 ottobre 2015
domenica 4 ottobre 2015
domenica 31 maggio 2015
giovedì 16 aprile 2015
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